Quali frutti ed ortaggi contengono più residui?

Alcune considerazioni sui dati pubblicati dal Ministero della Salute

Con questo documento dal titolo: quali frutti ed ortaggi contengono più residui ? vogliamo dare continuità ed integrare alcuni degli argomenti trattati nei precedenti articoli:

Nel sito web del Ministero della Salute sono reperibili le relazioni annuali, base documentale contenente i dati funzionali al raggiungimento del nostro obiettivo. Tali relazioni contengono i risultati dei programmi nazionali di controllo ufficiale che, come previsto dal Reg. (CE) 396/2005, devono essere comunicati, entro il 31/08 di ogni anno, alla Commissione, all’Autorità (EFSA) e agli altri Stati membri.

Le relazioni annuali riguardano il periodo 2010-2020: ossia 11 anni di attività di controllo ufficiale dei residui dei prodotti fitosanitari negli alimenti di origine vegetale. Si evidenzia che il controllo ufficiale rappresenta una delle priorità sanitarie nell’ambito della sicurezza alimentare per garantire la protezione della salute dei consumatori.

Le norme che prevedono il controllo ufficiale sono il Reg. (CE) 882/2004, sostituito dal Reg. (UE) 625/2017 e dal Reg. (CE) 396/2005.

Si precisa che una quota dei controlli effettuati a livello nazionale sono parte integrante di un programma coordinato di controllo ufficiale previsto dall’Unione Europea su alimenti di produzione italiana (art. 29 Reg. (CE) 396/2005).

I dati delle relazioni esaminate nel periodo 2010-2020 fanno riferimento esclusivamente a campioni regolari (conformità alla normativa) ma contenenti residui di prodotti fitosanitari ad un livello di concentrazione compreso nel range tra il limite di quantificazione (LoQ) ed il limite massimo di residuo (LMR). Il LoQ è stabilito dal Laboratorio preposto al controllo ufficiale, mentre il LMR è normato dall’Unione Europea (Reg. 396/2005).

Volutamente sono stati ignorati i campioni senza alcun residuo, ossia con risultati delle analisi inferiori al Limite di quantificazione (LoQ) per tutte le sostanze attive del protocollo analitico adottato dal Laboratorio.

Nel presente documento non abbiamo altresì considerato i dati relativi ai prodotti vegetali ottenuti con tecnica di produzione biologica.

Tipologia di prodotti vegetali

Nei due gruppi riportati in tabella 1:

  • Frutta (F)
  • Ortaggi o Verdure (V)

individuiamo gli alimenti oggetto di controllo ufficiale dei residui dei prodotti fitosanitari inseriti nelle relazioni emesse dal Ministero della Salute.

Inoltre, sempre con la tabella 1 desumiamo la disponibilità di dati per i relativi prodotti.

Si può osservare che per alcuni prodotti i dati sono presenti nell’intero periodo esaminato (es.: albicocche, arance, carote, ecc.) non vale lo stesso per altri (es.: cachi, melograni, fagioli senza baccello, ecc.).

Si evidenzia altresì che in alcuni prodotti, la numerosità dei campioni è limitata a qualche unità e nemmeno nell’intero periodo considerato (es.: mirtilli, carciofi, ecc.).

Per completezza, nell’elaborazione statistica abbiamo esaminato anche quei prodotti con il 100% residui malgrado un numero di campioni limitato a qualche unità (es.: papaia, jambolan, cotogne, ecc.).

Tabella 1: Frutta – elenco dei prodotti oggetto di controllo ufficiale dei residui dei prodotti fitosanitari
Tabella 1 bis: Ortaggi – elenco dei prodotti oggetto di controllo ufficiale dei residui dei prodotti fitosanitari

Pur considerate, volutamente non sono stati valutati statisticamente le voci delle relazioni riguardanti i prodotti accorpati quali: agrumi, pomacee, solanacee, frutta varia (generiche), frutta fresca o congelata, ortaggi, ecc.

Tipologia di prodotto e numero dei campioni

Si ricorda che il numero dei campioni da prelevare, per rispondere ai criteri di rappresentatività, considera le produzioni sia a livello di Regione/Provincia Autonoma. Come riferito anche in precedenti articoli, in Italia il programma nazionale di controllo ufficiale è regolamentato dal decreto 23 dicembre 1992.

Il numero dei campioni da prelevare per ciascuna Regione e Provincia Autonoma è indicato nel citato decreto e dagli atti di indirizzo emanati, annualmente, dal Ministero della Salute. Lo stesso decreto definisce i piani annuali di controllo sui residui dei prodotti fitosanitari per l’attuazione del Regolamento (CE) 396/2005.

Nella tabella 1, i nomi attribuiti a ciascun prodotto sono coerenti con le indicazioni dell’allegato I del Reg.(CE) 396/2005, e successive modifiche ed integrazioni. Consultando le relazioni, abbiamo rilevato che in aggiunta alle voci:

  • fragole;
  • mandarini;
  • mele;
  • pere;
  • pesche;

si trovano anche i seguenti prodotti, per i quali, nella nostra trattazione abbiamo conservato distinzione:

  • fragole e simili;
  • mandarini e simili;
  • mele e simili;
  • pere e simili;
  • pesche e simili.

In questo caso ci viene in aiuto la classificazione prevista nell’Allegato I, parte B del Reg. 396/2005.

Ad esempio per fragole e simili si intendono i prodotti: fragole moscate (0152000-001) e fragoline di bosco/fragole comuni (0152000-002) che rappresentano altri prodotti di cui si applicano gli stessi LMR delle fragole (art. 2 Reg. 396/2005).

Analogamente per mandarini e simili si fa riferimento a:

  • 0110050-001 Calamondini
  • 0110050-002 Clementine
  • 0110050-003 Mandarini cleopatra
  • 0110050-004 Minneola
  • 0110050-005 Mandarini satsuma/clausellina
  • 0110050-006 Tangerini
  • 0110050-007 Mandarini
  • 0110050-990 Altri ibridi di Citrus reticulata, non specificati altrove

Per altri prodotti vegetali si procede in maniera analoga .

Quante sostanze attive controllare?

Durante il periodo oggetto di indagine statistica, è stato valutato anche il numero totale delle sostanze ricercate e quelle analizzate per campione di F e V. Si rammenta che la tipologia di sostanze da inserire nel protocollo analitico è precisato nella normativa (es.: DM 23/12/1992), nei documenti em ssi dalla DG SANTE (es.: working document SANCO/12745/2013
21 – 22 November 2022 rev. 14(5)) [2] e reperibili sul sito web EURL e dagli atti emessi annualmente dal Ministero della Salute.

Come si può facilmente osservare nelle tabelle 2 e 3, nel periodo esaminato, sia per la F che la V la numerosità delle sostanze attive è più che raddoppiato.

Infatti, il protocollo analitico si è ampliato passando:

  • F: da 96 a 208;
  • V: da 94 a 200;

sostanze attive.

Per favorire la lettura delle tabelle 2 e 3 si precisa che:

  • F e V: numero totale delle sostanze attive ricercate in Italia dai Laboratori;
  • dF o dV: variazione % dell’anno rispetto al precedente;
  • Fsa/camp. o Vsa/camp.: numero sostanze attive per campione;
  • dFn o dVn: differenza fra il numero delle sostanze attive rispetto all’anno precedente;
  • dFsa/camp o dV sa/camp.: variazione % rispetto all’anno precedente.

Nei Grafici 1 e 2 sono riportate, rispettivamente, la variabilità del numero di sostanze attive analizzate per ciascun campione tra un anno ed il precedente (tabelle 2 e 3: indicazione dFn e dVn) ed il numero complessivo di sostanze attive analizzate per anno (tabelle 2 e 3: indicazione F e V).

Quali frutti ed ortaggi contengono più residui: procedimento adottato

Frutta (F)

Su ciascuna relazione esaminata sono stati considerati tutti i prodotti appartenenti alla F ed alla V.

Quale esempio, in tabella 4, sono riportati i prodotti appartenenti alla F indicati nella relazione del Ministero della Salute del 2020 [1].

Partendo da sinistra troviamo:

  • prodotto: tipologia di prodotto con disponibilità di dati;
  • n: numerosità dei campioni prelevati per ciascun prodotto nel 2020
  • %: la percentuale media dei residui su ciascuna tipologia di prodotto;
  • y: anno di riferimento.

I prodotti della tabella 4 (lato sinistro) sono stati ordinati, in senso decrescente, secondo il numero (n) dei campioni prelevati.

Si precisa che il numero dei campioni prelevati per ciascun prodotto soddisfa, dal primo all’ultimo, i criteri di rappresentatività previsti dalla normativa e/o da atti di indirizzo emanati dal Ministero della Salute. A tale proposito, e come già anticipato, il numero dei campioni prelevati fa riferimento alla produzione ortofrutticola in ciascuna Regione e Provincia Autonoma e, successivamente, accorpati dal Ministero della Salute.

Ordinando i dati della tabella 4 (lato destro) secondo la percentuale dei residui otteniamo le tre colonne con con colore meno intenso. Qualora in due prodotti si riscontrasse la medesima % di residui, si considera prioritario quello con un numero “n” di campioni superiore. Con questi criteri è stata adottata la colonna P.

Nel 2020 le prime 5 posizioni con la percentuale dei residui del 100% sono:

  • bacche e piccoli frutti (4);
  • ciliegie e simili (4);
  • ananas (3);
  • lime e simili (2);
  • cotogne (si intendono le mele cotogne) (1);

a seguire:

  • pere (192);
  • uve da tavola (114);
  • uve e frutti simili (9);

tutti con il 90% di residui. Tra parentesi il numero dei campioni prelevati.

A seguire gli altri prodotti.

ancora sul nome del prodotto…

La relazione riporta alcuni nomi non riconducibili all’allegato I del Reg. (CE) 396/2005. Si fa riferimento alle seguenti descrizioni:

  • banana comune (vedi triangolino di colore rosso a fianco del nome del prodotto nella tabella 4);
  • kiwi (rosso, verde, gialli);
  • ciliegie dolci;
  • pesche comuni;
  • susine;

Ragionevolmente è stato ritenuto di identificarli rispettivamente come:

  • banane;
  • Kiwi;
  • ciliegie;
  • pesche;
  • prugne.

Si precisa che, solitamente, per susina si intende il frutto fresco, mentre per prugna quello essiccato, tuttavia per coerenza con quanto riportato nell’allegato I del Reg. (CE) 396/2005 in questo articolo si conteggiano le susine con la voce prugne (codice 0140040).

Nella relazione del 2010 è stata riportata la voce “pesche (e pesche noci)”. Sono state classificate come pesche e simili.

Mentre nella relazione del 2016 la voce “uve (da tavola, da vino, mista)” è stata lasciata a se stante non riuscendo a dirimere per tenore di residui e per quantità le uve da tavola da quelle da vino.

Verdure

Nelle relazioni esaminate per le verdure abbiamo trovato le seguenti voci:

  • bieta da costa (2011): sostituita con bietole da foglie e da costa;
  • bietole da foglia (2014): sostituita con bietole da foglie e da costa;
  • fagioli (semi freschi senza baccello) e simili: sostituiti con fagioli senza baccello e simili;
  • finocchi di Firenze (2015, 2016, 2017, 2020): sostituita con finocchi (triangolino rosso);
  • lattughe e altre insalate (2011, 2012): inserita tra le lattughe e simili;
  • lattughe generiche (2019, 2020): sostituite con lattughe (vedi triangolino rosso);
  • peperoni dolci (2015, 2016): sostituiti con peperoni;
  • peperoni piccanti (2018): inseriti nella voce peperoni e simili;
  • pomodorini (2020), pomodoro globo (2020), pomodoro a pera (2020): inseriti nella voce pomodori e simili;
  • scarola (2010, 2012, 2013, 2014, 2015, 2017, 2020): da intendersi come Scarola (indivia a foglie larghe);
  • scarola/indivia (2016): da intendersi come scarola (indivia a foglie larghe).

Per la V, quale esempio, riportiamo in tabella 5 i risultati, per l’anno 2020, trattati come per i prodotti della tabella 4.

Frutta – Riassunto dei dati

I dati dei prodotti appartenenti alla F, presenti nelle relazioni, trattati come indicato negli esempi di cui alle tabelle 4 e 5, sono stati accorpati secondo la loro posizione P (tabelle 6 e 6 bis) e secondo la percentuale di residui (tabelle 9 e 9 bis).

Nella tabella 6 possiamo esaminare i dati ordinati secondo il numero di anni, la posizione P ed il nome del prodotto.

Tabella 6: Frutta – posizione P dei prodotti per ciascuna annualità

In aggiunta a questa tabella inseriamo la Tabella 6 – bis che, con le altre voci completa i dati della F.

Tabella 6-bis: Frutta – posizione dei prodotti per ciascuna annualità
Tabella 7: Frutta – media dei risultati della Posizione P e della % dei residui nel periodo 2010-2020

Posizione

Per ciascun prodotto, la tabella 6 e 6 bis riportano:

  • n. anni: numero di anni di dati disponibili;
  • P media: media della posizione P;
  • d.s.: deviazione standard.

In particolare, con questo ultimo parametro che rappresenta un indice di dispersione statistica, si possono verificare le variazioni della media P assunte dal prodotto nel tempo. Ovviamente la P ± d.s. è sensibile al variare del protocollo analitico (vedi grafici 1 e 2).

Una bassa deviazione standard indica che la P, di quel prodotto, nel tempo, è rimasta stabile. Quale conseguenza, ne deriva che l’alimento ha assunto molte volte quella determinata posizione P. Ad esempio (vedi tabella 7) le uve da tavola hanno una P media di 5 con una d.s. di 2,2 con disponibilità di dati su 10 anni (mancano i dati del 2016: sono stati presentati accorpati alle uve da vino).

Il valore di P, più basso, pari a 2 risulta per i mirtilli giganti americani (100,0 % di residui).

Con riferimento alla tabella 6, e considerando i dati sull’intero periodo esaminato (11 anni), le pere hanno manifestato lo scarto tipo più basso (P media pari a 6,0 ± 2,5).

Sempre con riferimento alla tabella 6, ed ai prodotti con un disponibilità di dati su più anni, possiamo attribuire un altro significato ai risultati conseguiti. Infatti, negli anni, malgrado le variazioni dei protocolli analitici, i risultati dei controlli ufficiali evidenziano una presenza di residui di prodotti fitosanitari tali da collocarli sempre nelle prime posizioni P.

Tale informazione trova un rafforzativo statistico sul numero dei campioni prelevati.

F: alcuni dati

La tabella 7 evidenzia il riassunto complessivo dei risultati riportati nella tabella 6, ordinando i prodotti in funzione della media di P e dal numero n di anni di dati disponibili.

Per i prodotti: pompelmi, lime e banane, alimenti con presenza di dati rispettivamente in: 10, 9 ed ancora 10 anni, lo scarto tipo è 6.3, 10.8, 3.2.

In particolare per i pompelmi si riscontra un aumento della P media passando dal 2010 (P = 1) al 2020 (P = 20) (vedi tabella 6).

Nella tabella 8, riportiamo i prodotti che, compatibilmente con il numero di annualità di dati, hanno manifestato risultati con un basso ed alto valore di P.

Tabella 8: P valutato sui prodotti con i residui più alti e più bassi

Dai dati emergono che avocado, nocciole, e fichi d’india risultano i prodotti con il minor contenuto di residui. Questo lo si può vedere sempre nelle tabelle 7 e 8 per le colonne riguardanti i “residui”. Tali informazioni costituiscono il riassunto dei dati della tabelle 9.

Tabella 9: Frutta – presenza % dei residui nei prodotti per ciascuna annualità

In aggiunta a questa tabella inseriamo la Tabella 9 – bis che, con le altre voci, completa i dati della F.

Tabella 9-bis: Frutta – presenza % dei residui per ciascuna annualità

Residui

Le tabelle 9 e 9 bis riportano la percentuale dei residui per ciascun prodotto e per anno.

A differenza delle tabelle 6 e 6 bis, in questo caso, riportiamo la percentuale dei campioni con residui emersi dalle relazioni. Ebbene le pere, con disponibilità di dati nelle 11 relazioni, manifestano la più alta presenza di residui (74,7) con una deviazione standard di 7,1.

Le uve da tavola hanno una residualità percentuale superiore (79,8) ma con disponibilità di dati in 10 relazioni su 11. L’andamento del tenore dei residui per le pere (vedi linea verde del grafico 3) è in crescita passando dal 2010 al 2020. In particolare nel 2020 si segnala la percentuale più alta (90%).

Confrontando i residui delle mele e delle pere si osserva che l’andamento negli anni è con un basso indice di dispersione per le mele (d.s. = 3,2) mentre le pere è oltre il doppio (7,1) dovuto principalmente ai dati dal 2018 al 2020 dove si riscontra una crescita dei residui rispetto agli anni precedenti. Il dato dei residui delle pere, di valenza nazionale, mediamente evidenzia che 3 campioni su 4 contengono residui dei prodotti fitosanitari. Mentre per le mele, il contenuto dei residui è mediamente rappresentato dal rapporto 6:4 (circa).

Inoltre, sembra che all’aumento delle sostanze attive nel protocollo analitico, implichi, anche se non per tutti i prodotti, un aumento del tenore dei residui sul campione (vedi grafico 3).

Tabella 10: Verdura – media dei risultati delle posizioni P e della % dei residui nel periodo 2010-2020
ancora sui residui…

La tabella 7 riassume i risultati evidenziati nella tabella 9, ordinando i prodotti in funzione della % dei residui e dal numero n. di anni di dati disponibili.

Si evidenzia che le pere, le uve da tavola, ed i pompelmi, ma anche il ribes, il lime o le limette risultano con il tenore di residui superiore al 70%, dato medio considerando le varie annualità.

Per contro i prodotti nei quali si riscontrano un tenore % di residui inferiore sono:

  • kiwi: 26,4 ± 5,6 (11 annualità);
  • cachi: 19.5 ± 10,5 (10 annualità);
  • ecc.

come del resto si può meglio apprezzare nella tabella 8.

Sino ad arrivare ai prodotti con la % di residui più bassa rappresentata da:

  • avocado;
  • nocciole;
  • fichi d’india;
  • cachi;
  • kiwi.

Verdura (V) – Riassunto dei dati

Per le verdure abbiamo adottato il medesimo procedimento già presentato per la F, pertanto entriamo immediatamente nel dettaglio dei dati conseguiti.

Anche per la V abbiamo considerato gli alimenti con 1 sola annualità (vedi tabelle: 10, 11 e 12).

I sedani, con 11 annualità di dati, hanno una P media di 4 con uno scarto tipo di 2. Quest’ultimo parametro indica che i sedani, per lo più, hanno manifestato il valore più basso di P media con una limitata oscillazione dell’indice di dispersione.

Considerando la presenza di dati nelle 11 annualità, i carciofi hanno la P media più elevata: 39.3 con una deviazione standard (d.s.) di 8.1.

Nell’all. I del Reg. 396/2005, oltre ai sedani (codice 0270030) appartenente ai gruppi di prodotti degli Ortaggi a stelo (freschi) (codice 0270000) troviamo distinte le foglie di sedano (codice 0256030) appartenente ai gruppi Erbe fresche. Le foglie di sedano hanno a un P media di 6.6 con una d.s. di 4.4, risultati conseguiti su 10 annualità.

Tabella 11: Verdure – posizione P dei prodotti per ciascuna annualità

V: ancora qualche dato sui residui

Per contro, tra gli ortaggi quelli con un limitato contenuto di residui, quindi un valore alto di P media (vedi tabelle: 10, 11 e 12) sono:

  • rucola: 24.8 (10);
  • zucchine: 31.2 (11);
  • cocomeri: 31.7 (9);
  • porri: 35.1 (10);
  • fagioli senza baccello: 41.1 (8);
  • carciofi: 39.3 (11);
  • cavoli: 37.2 (5);
  • piselli senza baccello: 40.1 (8);
  • cavolfiori: 43.1 (8);
  • asparagi: 44.2 (5);
  • cipolle: 44.0 (3);

il numero racchiuso tra le parentesi tonde indica in quante annualità compare la voce del prodotto.

Tabella 12: Verdure – presenza di residui nei prodotti per ciascuna annualità

Considerazioni conclusive

Ancora una volta, si precisa che le considerazioni sin qui espresse fanno riferimento a campioni conformi rispetto alla normativa vigente in materia.

E’ importante sottolineare che sulla base delle attuali conoscenze, le % dei residui contenuti nei campioni di F e V, non costituiscono un rischio per la salute del consumatore.

Questa semplice elaborazione statistica ha evidenziato differenze importanti nel contenuto dei residui all’interno dei prodotti appartenenti ai gruppi di F e V.

Da quanto emerso possiamo affermare che la presenza dei residui nei campioni di F e V esaminati è dovuta ad esigenze produttive. Malgrado l’utilizzo di prodotti fitosanitari autorizzati ed impiegati secondo le specifiche di etichetta del formulato commerciale, nei prodotti controllati si riscontrano comunque una percentuale di campioni contenenti residui di sostanze attive.

Possiamo altresì attribuire un altro importante significato ai risultati conseguiti.

A livello nazionale, su oltre due lustri di indagini, fatto salvo le oggettive variabilità nel tempo, risulta difficile ottenere F e V con un contenuto di residui di prodotti fitosanitari inferiore alle percentuali riportate.

Cosa fare come consumatore ?

Con questa presenza di residui di prodotti fitosanitari nella F e nella V, come tanti consumatori, andando a fare la spesa, mi sono chiesto cosa si può fare per limitare l’assunzione sempre delle medesime sostanza chimiche e quindi la possibilità di causare accumulo con la dieta.

A pensarci bene, qualche piccolo accorgimento lo si può adottare.

  • Una prima cosa da fare è acquistare alimenti a base di F e V cambiando frequentemente i prodotti nella dieta. Ad esempio, se compro delle mele, la volta successiva acquisterò le pere, se acquisto arance, successivamente i mandarini, poi i pompelmi, ecc. Ossia, variare l’acquisto di prodotti a base di F e V.
  • Un secondo aspetto, altrettanto importante, e quindi da non sottovalutare, è quello di cambiare punto di approvvigionamento. In altre parole, individuare più negozi, supermercati, punti vendita a cui fare riferimento per i propri acquisti. Solitamente i fornitori, di F e V, dei vari esercizi commerciali sono diversi, ed a loro volta, è poco probabile che acquistino dai medesimi produttori. Questi, a loro volta, potrebbero avere piani di trattamento fitosanitari differenziati e, quale conseguenza, fare uso di qualche sostanza attiva diversa.
  • Lavare accuratamente i prodotti acquistati prima del loro consumo. E’ fondamentale adottare sempre semplici precauzioni igienico sanitarie. Lavare con acqua potabile perchè nelle varie fasi i prodotti sono stati lavorati e manipolati. Si fa riferimento alla raccolta, immagazzinamento, selezione, confezionamento, trasporto, vendita. Sicuramente si possono effettuare lavaggi più approfonditi (es.: aceto, soluzione di bicarbonato di sodio, ecc.) unicamente per asportare qualcosa che potrebbe essere restato sulla superficie dell’alimento da consumare. Ricordiamo che molti pesticidi sono sistemici (a), quindi non si possono asportare con lavaggi, più o meno approfonditi che si voglia, anche se spesso si leggono notizie fantasiose al riguardo. Purtroppo i “prodotti di copertura” sono pochi e quindi un buon lavaggio con acqua corrente va più che bene, in quanto spendere altre risorse inutilmente costituirebbe solo un onere aggiuntivo per il consumatore.
  • Acquistare prodotti di stagione. Sono fondamentalmente due le motivazioni che lo giustificano. La prima è di carattere nutrizionale. Infatti, un frutto di stagione dispone di proprietà nutritive superiori rispetto ad uno prodotto fuori stagione. Il secondo aspetto del produrre fuori stagione, è che i vegetali risultano più indeboliti e, quindi, più soggetti all’attacco dei parassiti. Questo determina un maggiore impiego di prodotti fitosanitari. In aggiunta, ricordiamo che il F, o la V, per lo più, è prodotto geograficamente lontano dal punto di vendita, questo implica un impatto ambientale ed economico dovuto alla produzione ed al trasporto.
  • In aggiunta ai prodotti convenzionali, consumare anche alimenti ottenuti con tecnica di produzione biologica.

Come già anticipato, le azioni riportate hanno lo scopo di limitare l’esposizione e quindi l’accumulo di prodotti fitosanitari con la dieta del consumatore.

Perchè consumare F o V?

Enti autorevoli (es.: OMS, Ministero della Salute, ISS, Crea, ecc.) suggeriscono di consumare F e V.

Nel 2021, il Ministero della Salute ha pubblicato il documento “Salute a portata di mano – Decalogo per il consumo di frutta e verdura” [4] con l’obiettivo di fornire indicazioni per incentivare il consumo. Infatti, gli studi hanno dimostrato che tali prodotti hanno un ruolo protettivo nella prevenzione delle malattie associate, prevalentemente, all’età adulta [6] al punto che l’OMS ne suggerisce un consumo di almeno 400 g/giorno [7] distribuito in 5 porzioni. Inoltre sempre l’OMS raccomanda di:

  • includere sempre le verdure nei pasti;
  • mangiare frutta fresca e verdura cruda come snack;
  • mangiare frutta e verdura fresca di stagione;
  • consumare differenti varietà di frutta e verdura.

Il Crea, con il documento di cui al p.to [3] della bibliografia, sottolinea l’importanza nel consumo di F e V evidenziando gli “effetti benefici per la salute dovuti sia alle loro caratteristiche nutrizionali quali apporto di fibre, vitamine, minerali e sostanze ad azione protettiva….” [5].

Pertanto, per riassumere possiamo affermare che i prodotti vegetali a base di F e V hanno un contenuto intrinseco di sostanze (vitamine, sali minerali, fibra, ecc.) che sono fondamentali per la dieta dell’uomo. Scopo del controllo ufficiale dei residui dei prodotti fitosanitari è quello di garantire la salubrità igienico sanitaria di tali prodotti.

Partendo da una base dati importanti ed ufficiale (11 anni di attività), con questo articolo si è cercato di fornire al consumatore qualche elemento aggiuntivo di informazione e conoscenza per una maggiore consapevolezza sullo stato dei residui dei prodotti fitosanitari negli alimenti di origine vegetale di produzione italiana.

In un prossimo articolo riporteremo alcuni aspetti caratteristici dei prodotti vegetali, consumati con la dieta, riguardanti la loro stagionalità ed i loro contenuti intrinseci, preziosi per la nostra salute.

(a): pesticidi ad effetto sistemico sono assorbiti e trasportati in tutte le parti della pianta.

Per saperne di più

  • EURL, EU Reference Laboratories for Residues of Pesticides, https://www.eurl-pesticides.eu
  • DG SANTE, Health and Food Safety, https://commission.europa.eu
  • EFSA, Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, https://www.efsa.europa.eu
  • Ministero della Salute, https://www.salute.gov.it
  • ISS, Istituto Superiore di Sanità, https://www.iss.it

Norme

  • Decreto Ministeriale 23 dicembre 1992
  • Regolamento (CE) 396/2005
  • Regolamento (CE) 882/2004
  • Regolamento (UE) 625/2017

Bibliografia

[1] Ministero della Salute, Il controllo ufficiale sui residui di prodotti fitosanitari negli alimenti, Risultati in Italia per l’anno 2019

[2] European Commission Directorate-General for Health and Food Safety, SANCO/12745/2013 21 – 22 November 2022 rev. 14(5), Working document on pesticides to be considered for inclusion in the national control programmes to ensure compliance with maximum residue levels of pesticides residues in and on food of plant and animal origin.

[3] CREA, Linee guida per una sana alimentazione, revisione 2018

[4] Ministero della Salute, Salute a portata di mano – Decalogo per il consumo di frutta e verdura, 2021

[5] Istituto Superiore di Sanità (ISS), Alimentazione e salute, Frutta e verdura: quanta consumarne?

[6] ISS-Epicentro, I dati per l’Italia, Frutta e Verdura, Importanza per la Salute

[7] World Health Organization, Healthy diet, https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/healthy-diet

Autore: Marco Morelli

Pubblicato il: 07 Giugno 2023