Un percorso di vita
Dopo la laurea magistrale e la successiva specializzazione, ipotizzavo che il futuro luogo di lavoro sarebbe stato fuori dalla mia città: Ferrara.
Come chimico avevo il desiderio di lavorare in un laboratorio e mai avrei pensato di trovarlo a due passi da casa.
Andai a fare dei colloqui in varie città (Bologna, Genova, Milano, ecc.) puntando su aziende importanti. Come oggi, credo, ed anche a quei tempi, come tanti, cercavo nel mio lavoro futuro motivazione e soddisfazione professionale, che ripagasse l’impegno profuso nello studio.
Prima di lavorare stabilmente a Ferrara, trovai occupazione in aziende agroalimentari di rilievo. In tali imprese ebbi il ruolo di responsabile del Laboratorio per il controllo di qualità e della produzione. Erano attività interessanti e stimolanti, ma a volte ero costretto a lavorare per mesi lontano dalla mia abitazione, situazione incompatibile con il mio progetto di vita e familiare.
Eravamo nel 1989 e un conoscente mi confidò della realizzazione di un laboratorio di analisi chimiche presso il Centro Operativo Ortofrutticolo (COO).
Il COO
Tante volte ho transitato in via Bologna, mai mi ero accorto di questa struttura con importanti funzioni di supporto alla produzione nel settore agricolo. A dire il vero, non la vedevo perchè non ero interessato e, soprattutto, allora ignoravo l’esistenza di un Consorzio di prevalente interesse pubblico. Ho sempre trovato curiosa lo stato giuridico del Consorzio. Infatti, malgrado i soci fossero alcune Regioni italiane e Associazioni Nazionali di Produttori Ortofrutticoli, venne gestito come una azienda privata. Solo in seguito venne definitivamente etichettato come Ente Pubblico.
In quegli anni il Consorzio ricevette finanziamenti pubblici per costruire, ex novo, un Laboratorio per l’analisi dei residui dei prodotti fitosanitari.
Nel mese di novembre del 1990 iniziai ad organizzare e dirigere il laboratorio del COO a seguito di una selezione tra chimici laureati. L’obiettivo della Direzione, e quindi anche il mio, era quello di iniziare le analisi dei residui dei pesticidi su frutta e verdura. In altre parole era quello di dare concretezza, trasformando il progetto iniziale in un monitoraggio tangibile.
Fu il primo monitoraggio, a valenza nazionale, su derrate alimentari voluto dai Soci del Consorzio e finanziato dall’allora Ministero delle Politiche Agricole.
Un periodo di transizione
E’ importante sottolineare che il progetto di Monitoraggio adottato era indipendente dalle logiche relative ai controlli ufficiali previsti da altre normative specifiche di settore. Infatti, lo scopo del monitoraggio era quello di “conoscere” il tenore dei residui nelle derrate prima che entrassero nel circuito commerciale.
Dopo i trattamenti effettuati nei campi agricoli, la Produzione non disponeva di informazioni strutturate sul tenore dei residui dei pesticidi nei prodotti vegetali. Mancava anche la conoscenza sul “decadimento” delle differenti sostanze chimiche usate nelle pratiche agricole e sui diversi prodotti vegetali.
Il monitoraggio dei residui dei pesticidi favorì, pe l’appunto, la conoscenza ed evidenziò la fattibilità dei controlli in routine dei residui dei pesticidi nei Laboratori privati.
Dopo un lustro circa il monitoraggio terminò, ma permise uno sviluppo strutturato dell’attività di controllo. Con quel primo monitoraggio si adottò uno strumento di sostegno a garanzia della qualità dei prodotti ortofrutticoli prima della loro commercializzazione.
Questo stato di cose consentì al Laboratorio del COO di offrire un servizio crescente a favore dei Produttori ortofrutticoli, prevalentemente locali.
Quel lavoro, iniziato col monitoraggio nazionale, diventò sempre più interessante. Permise di fornire un servizio ed un supporto alla produzione ortofrutticola e, soprattutto, l’importante conoscenza sulla tematica residuale nei prodotti vegetali.
Improvvisamente
Con sorpresa, nel 2004, per ragioni politiche, il Consorzio venne sciolto. Subentrò una gestione commissariale.
Si restò in attesa che la Corte Suprema di Cassazione definisse se il COO fosse: un’azienda privata o un Ente pubblico.
Il futuro del personale del COO era fortemente dipendente da quella sentenza della Corte di Cassazione.
Nel 2007, la Corte di Cassazione sentenziò che il Consorzio era un Ente pubblico in quanto istituito con decreto del Presidente della Repubblica (DPR 29.05.1976 modificato dal DPR 28.10.1982).
Questo permise alla Regione Emilia Romagna di assorbire tutte le funzioni condotte dal COO e quindi anche il relativo personale che ne svolgeva le attività. La quasi totalità del personale andò a lavorare a Bologna nella sede della Regione Emilia Romagna.
Per la peculiarità dell’attività, i tecnici del Laboratorio, continuarono a lavorare a Ferrara presso il COO. Il datore di lavoro diventò dapprima la Regione Emilia Romagna e, successivamente, l’Agenzia Regionale per la Prevenzione e l’ambiente (Arpa), ora Arpae.
Pertanto, come in origine, il Laboratorio continuò ad occuparsi del controllo dei residui dei prodotti fitosanitari.
Si modificarono gli ambiti di competenza, più pertinenti alla mission di Arpae, e realizzati in collaborazione con altri Enti pubblici istituzionali: Regione, ASL, ISS, Ministero della Salute. In altre parole da una funzione di supporto alla produzione ortofrutticola, il Laboratorio si dedicò ai controlli ufficiali dei residui dei pesticidi nel settore ortofrutticolo.
Il Laboratorio
Il Laboratorio è stato realizzato all’interno degli spazi dell’immobile gestito dalla Regione Emilia Romagna. L’immobile, edificato negli anni 60 (del secolo scorso), era sorto per studiare le modalità di conservazione e di maturazione della frutta conservata (pere, mele). Trattasi di una struttura in cemento armato come era di consuetudine a quei tempi. Il Laboratorio si è inserito in buona parte della superficie disponibile.
Immagini prodotte dall’Autore
La sede di Arpae di Ferrara
A fianco del laboratorio, a partire dal 2005, sono iniziati i lavori per la costruzione della nuova sede territoriale di Arpae di Ferrara. Trattasi di un immobile, inserito nel verde, realizzato con materiali sostenibili (vetro e legno). E’ una struttura di forte contrasto con quella circostante, dove il cemento armato, materiale per eccellenza negli anni 50 del secolo scorso, dominava.
Questo nuovo immobile, con caratteristiche architettoniche ricercate, si immerge nel verde della natura circostante. Le pareti in vetro consentono agli operatori di Arpae di vivere maggiormente il contatto con l’ambiente, peculiarità del loro lavoro.
Inizialmente era stato progettato per ospitare il Laboratorio della sede di Ferrara, poi strategicamente venne destinato ad altri usi, quelli attuali.
Immagini prodotte dall’Autore
Da e per il laboratorio
Per circa trent’anni, ogni giorno mi sono recato al Laboratorio. Per scelta, mi recavo al lavoro presto al mattino e rientravo nel tardo pomeriggio.
In così tanti anni ho potuto incontrare le più disparate condizioni meteo: dal ghiaccio, alla nebbia, dalla pioggia, al sole. A volte c’erano condizioni di luce che, per chi, come me, è appassionato di fotografia, non riusciva a trattenersi nel cogliere la bellezza e l’emozione di quel momento, di quella situazione.
Nel percorso, casa lavoro, ho avuto la possibilità di vivere tante sfumature di colore e di luce, contesti presenti in tutte le stagioni. E’ così che nel tempo ho potuto raccogliere qualche immagine che ho riportato.
Vedevo quei luoghi tutti i giorni, tuttavia mai ho smesso di meravigliarmi e di ammirare quelle condizioni che l’ambiente e la natura sapevano regalare. Era sempre lo stesso percorso, gli stessi luoghi, eppure erano sempre differenti. Anche dopo tanti anni sapevano apparire interessanti.
Talvolta si presentavano delle situazioni, di luce e di colori, che mi inducevano a fermare l’auto per comporre un’immagine, malgrado dovessi recarmi a lavorare. L’interesse e l’emozione avevano il sopravvento sul limitato tempo che mi potevo permettere.
Qualche immagine
In fotografia, l’immagine è invenzione, emozione, pensiero, fantasia. Così ha scritto il Maestro Franco Fontana, nel workshop tenutosi a Ferrara in occasione di Riaperture festival del 2021. Intendiamoci, le fotografie del Maestro sono uniche, incredibilmente attraenti, riescono ad emozionarmi ogni volta. L’ho sempre ammirato per quello che ha saputo fare e per quello che ci ha regalato.
Con umiltà riconosco le mie difficoltà nel fare le fotografie, tuttavia mi cimento in qualche scatto. Hanno un esclusivo valore emotivo, perchè legate ad un momento, ad un luogo, ad un contesto, ad una riflessione. Ai più avranno un significato limitato, sembrano immagini come tante, ma sono le mie, di tanti anni di lavoro e quindi con un significato preciso. Ricordo il momento di ogni singolo scatto.
Sempre con tanta umiltà ho cercato di raccogliere, in qualche mia immagine ed interpretazione, una testimonianza di quei luoghi dove ho trascorso tanti anni della mia vita lavorativa.
Trattasi di panoramiche, di dettagli, di effetti di luce che hanno attirato la mia attenzione, mentre mi recavo o tornavo dal lavoro.
Come sempre succede in fotografia gli effetti che destavano la mia attenzione erano fugaci; situazione peraltro ideale perchè avevo sempre poco tempo a disposizione, in particolare al mattino.
Immagini prodotte dall’Autore
scritto il: 02.02.2022
Autore: Marco Morelli