Vernici poliuretaniche: il loro recupero.

di Rodolfo B. – 19 maggio 2022

Le vernici (tinte o smalti) per l’utilizzo “do it yourself”, in casa o per l’hobbistica in generale, sono oggi disponibili in grandissima quantità e varietà. Possiamo citare le vernici poliuretaniche, quelle acriliche, viniliche, poliestere, fenoliche, epossidiche e alchidiche. Trascuriamo quelle a base naturale, utilizzate per scopi particolari.

Generalmente chi pratica una qualche forma di modellismo prima o poi si trova di fronte al problema di una corretta coloritura dell’opera in lavorazione. Di solito è lo stadio finale, ma non è infrequente dover dipingere sottoinsiemi di strutture perchè diversamente la verniciatura potrebbe alla fine risultare fisicamente impossibile.

Ovviamente quando si trova una vernice già pronta, della corretta tonalità e facile a stendersi a pennello o spruzzare con l’aerografo, si cerca di conservarla per futuri utilizzi. Così facendo si evita la fatica di miscelare colori diversi per ottenere la tonalità desiderata. Purtroppo l’apertura del barattolo pregiudica una perfetta conservazione per tempi molto lunghi.

Vernici poliuretaniche per il modellismo ferroviario.

Gli smalti sintetici a solvente sono ottimi per plastica e metalli. Se però si deve lavorare in casa, le proteste dei familiari per l’odore dei solventi potrebbero diventare molto fastidiose. Nella ricerca di alternative a base acquosa, ho sperimentato le vernici poliuretaniche della linea PURAVEST.

Personalmente le ho trovate ottime come tonalità e facili a essere stese con i pennelli quando ancora fresche. Poi tendono abbastanza rapidamente a formare una pellicola e allora bisogna diluire, agitare e così si prosegue per diverse volte di seguito. A un certo punto è meglio acquistare un nuovo flacone e così, dopo qualche anno, ci si ritrova con decine di barattoli iniziati, immobili da anni con un sedimento semisolido al fondo e scaglie di materiale essiccato. Le particelle solidificate ostacolano l’uso sia con il pennello che con l’aerografo. Diluire, filtrare e riempire di nuovo il barattolo è un lavoro impegnativo e con poche garanzie di successo.

La condizione delle vernici poliuretaniche dopo una lunga conservazione.

Poichè la maggioranza dei carri in lavorazione ha la cassa e il telaio in colore “Rosso Vagone”, ho cominciato con l’aprire un paio di barattolini di questa tonalità.

Flaconi di vernici poliuretaniche aperti dopo anni di scaffalatura-
Flaconi di vernice poliuretanica dopo anni di deposito. – Foto dell’autore.

La spessa pellicola superficiale nasconde il degrado interno:

Immagine della pellicola superficiale creatasi in una vernice poliuretanica..
Rottura della pellicola superficiale.- Foto dell’autore.

La rimozione della pellicola superficiale scopre uno strato liquido che copre il sedimento che si è creato al fondo:

Immagine dell'interno del flacone della vernice poliuretanica.
Vista dell’interno del barattolo. – Foto dell’autore.

Il recupero e la conservazione delle vecchie vernici poliuretaniche.

Probabilmente alcune sferette metalliche e una periodica agitazione avrebbero potuto rallentare il degrado del materiale.
Per l’attività di recupero, lo strumento principale è questo agitatore da the, al quale è stato tolto il motorino elettrico. E’ meglio lavorare a mano, in senso orario e antiorario e in su e in giu:

L'agitatore per il recupero delle vernici poliuretaniche.
Lo strumento utilizzato come agitatore. – Foto dell’autore.

La molla s’inserisce con facilità all’interno del collo del flaconcino:

Inserimento dell'agitatore nel flacone della vernice poliuretanica.
Inserimento dell’agitatore. – Foto dell’autore.

e si agita con calma e pazienza…

Immagine della vernice poliuretanica in corso di miscelazione.
L’aspetto del materiale in corso di mescolamento.- Foto dell’autore.
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Immagine della vernice poliuretanica al termine del mescolamento.
La vernice al termine della miscelazione.- Foto dell’autore.

e alla fine si ottiene una miscela abbastanza omogenea:

Estrazione del miscelatore dal flacone della vernice poliuretanica.
Estrazione del miscelatore.- Foto dell’autore.

Il recupero della miscela omogenea.

Una volta ottenuta la miscela, si prende un flacone di vetro a bocca larga, con tappo a tenuta e un colino:

Il flacone a tenuta per il recupero delle vernici poliuretaniche.

quindi si filtra ciò che fuoriesce naturalmente dal flacone, lasciandolo capovolto per alcuni minuti.

Per recuperare la parte rimasta aderente all’interno, si aggiungono alcune sferette metalliche e due volte 5 ml di diluente PURAVEST e due volte 5 ml di acqua, ogni volta chiudendo il flacone e agitandolo per qualche minuto. A ogni successiva filtrazione si nota la crescente pulizia delle pareti. Alla fine conviene anche pulire la molla, con gli ultimi due lavaggi.
Il volume dichiarato del flacone PURAVEST è di 25 ml; poichè un po’ ne era stato consumato, l’aggiunta di 20 ml come somma di acqua e diluente dovrebbe aver portato la miscela a una diluizione adatta per l’utilizzo con aerografo (dichiarata 1:1).
Si chiude accuratamente con il tappo a tenuta ed è importante agitare frequentemente la miscela diluita, anche con sferette all’interno del flacone. Essa dovrebbe essere soggetta a degrado nel tempo più facilmente della vernice pura iniziale e quindi va custodita con cura.

Lo strumento per l’applicazione della vernice recuperata

Per lavori semplici, come le pareti e il telaio dei carri si può acquistare un oggetto poco costoso:

Immagine dell'aerografo per l'utilizzo delle vernici poliuretaniche recuperate..
Economico aerografo a semplice azione. Foto dell’autore.

Ma il prezzo non è il solo parametro: eventuali residui della vecchia vernice possono ostruire un ugello di un aerografo raffinato. E’ quindi preferibile uno strumento con questa struttura: l’ugello spruzza solo aria compressa e trascina con se per aspirazione la vernice dal serbatoio sottostante.

In caso di ostruzione, basta pulire il tubicino in gomma o, nella peggiore delle ipotesi, svitare l’ugello che porta la vernice e pulirlo (sempre meno laborioso della pulizia di un aerografo più complesso). La pressione di lavoro ideale sembra essere poco più di 1 atm, ma occorre sempre effettuare alcuni tentativi preliminari per determinare le condizioni più appropriate.

Immagine degli ugelli dell'aerografo.
Struttura e disposizione degli ugelli.- Foto dell’autore.

Esempio di verniciatura con l’aerografo e le vernici poliuretaniche recuperate.

Per il collaudo della procedura è stato scelto un carro delle FS tipo F del 1925, uno di quelli assolutamente più diffusi e rappresentativi della rete nazionale. Alcuni di essi hanno dato origine nel dopoguerra ai più capienti carri tipo Fma.

La verniciatura è preceduta da un passaggio con un primer per plastica; poi si spruzza il Rosso Vagone della Puravest per la cassa. L’Alluminio della HUMBROL qui è stato usato per l’imperiale:

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Cassa del carro Tipo F del 1925 senza impianto frenante. – Foto dell’autore.
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Cassa del carro Tipo F del 1925 con impianto frenante. – Foto dell’autore.

Le decals sono state ritagliate accuratamente vicino alle iscrizioni per depositarle separatamente; le piccole porzioni sono meglio gestibili per ottenere un miglior risultato, specie su superfici non lisce come quelle con la riproduzione delle doghe di legno:

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Il carro tipo F 1925 senza impianto frenante . Foto dell’autore

Altri due esempi di carri verniciati con materiale recuperato; il primo è il carro L /Elm / Ekklm / VEkklm di WALSCHAERT:

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Carro scoperto a sponde alte tipo L

Il secondo carro ha subìto una leggera sporcatura:

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Carro coperto tipo F 1925 con impianto frenante . Foto dell’autore

Utilizzo con un aerografo a doppia azione.

Dopo aver testato la funzionalità del metodo con un aerografo semplicissimo, si può verificare se vi sono difficoltà con un aerografo a doppia azione, tipo questo:

Aerografo a doppia azione, utilizzato con vernici poliuretaniche.
Aerografo a doppia azione. – Foto dell’autore.

Come primo soggetto è stato scelto un carro con scanalature, qui ritratto dopo la seconda mano:

Carro Fma delle FS.  Parete laterale.
Carro Fma delle FS. Parete laterale. – Foto dell’autore.
Carro Fma delle FS.  Parete frontale. -
Carro Fma delle FS. Parete frontale. – Foto dell’autore.

Occorre verificare che la tinta arrivi anche al fondo delle scanalature.

Il secondo carro scelto è il carro G a cassa metallica, con ampie superfici lisce, pur esso ritratto dopo la seconda mano:

Carro tipo G delle FS.  Parete laterale.
Carro tipo G delle FS. Parete laterale. – Foto dell’autore.
Carro Fma delle FS.  Parete frontale.
Carro G delle FS. Parete frontale. – Foto dell’autore.

Anche con l’aerografo a doppia azione non vi sono state difficoltà. Ovviamente è importante un’accurata pulizia dello strumento al termine del lavoro. La miscela era ancora quella utilizzata per i lavori precedenti, ben agitata ogni giorno.

Nei prossimi lavori si tenterà di recuperare altre vernici con diverse tonalità delle FS.

Rodolfo B.