Il Carro a bilico tipo Q delle FS

di Rodolfo B.

Il bilico venne introdotto per risolvere il problema del trasporto di materiali dotati di notevole lunghezza. Esso è un dispositivo adatto al loro sostegno ed è costituito da una traversa di ferro girevole su una ralla montata al centro del carro e sostenuta alle estremità da rotelle che scorrono su due guide laterali circolari. Più carri così attrezzati e fra loro agganciati permettono il trasporto di elementi di notevole lunghezza (rotaie, travi, pali, ecc.). In una pubblicazione relativa all’Esposizione di Torino del 1911 :

Copertina della pubblicazione per la MOSTRA DELLE FERROVIE DELLO STATO all'Esposizione di Torino del 1911.
Mostra dell Ferrovie dello Stato Italiane del 1911

è visibile uno dei primi carri di questo tipo, per una ferrovia a scartamento ridotto:

Antico carro con bilco tipo Q delle FS Italia.

Si possono notare le marcature ripetute “FS Italia” e “Qv 70.005“; fu costruito dalla “Eisenbahnwagen & Maschinen Fabrik van der Zypen & Charlier” – Köln Deutz nel 1908. Citando testualmente, esso “presenta le sponde basse mobili e ha un bilico centrale (costituito da profilati e lamiere di ferro) imperniato nel centro del carro e munito di due stanti di ferro. Serve più specialmente pel trasporto di pezzi lunghi caricati su due carri dello stesso tipo, insieme congiunti, e ha una lunghezza totale di m. 7. Il bilico è facilmente smontabile, in modo che il carro può servire anche come carro piatto ordinario.
Il carro è munito di freno a mano manovrabile dal casotto a livello della cassa e di freno a vuoto automatico e moderabie sistema Hardy. Ha pure due condotte pel riscaldamento a vapore delle carrozze.”

La marcatura FS del carro tipo Q

Il carro evidenziato sopra presenta già la marcatura Q adottata dalle FS Italia. Le altre reti preunitarie avevano propri codici, sostituiti poi al momento del conferimento alle FS. Un passo decisivo nell’unificazione fu l’istituzione nel 1921 della U.I.C. (Union International des Chemins de Fer), Essa intraprese l’opera immane di standardizzazione e unificazione delle norme ferroviarie, sia nel campo dei rotabili che in quello delle infrastrutture.

A quel tempo comparvero per i carri le prime marcature unificate R.I.V. (Regolamento Internazionale Veicoli); una lettera maiuscola li distingueva a seconda dei tipi:

F: Carri chiusi con finestre a reticolato.
G: Carri chiusi con finestre e sportelli senza reticolato (usati anche per trasporto bestiame).
H: Carri chiusi senza finestre.
L: Carri a sponde alte (oltre 0,5 mt) e porte laterali.
M: Carri serbatoio (un numero da 1 a 11 indicava la natura del liquido trasportato).
Mt: Carri ex tender per trasporto acqua.
P: Carri a sponde basse (non oltre 0,5 mt) o senza sponde (alcuni di essi poi saranno trasformati in carri Q).
Q: Carri con sponde mobili e bilico con stanti
V: Carri speciali per servizio interno dell’amministrazione
P: Inserito in un riquadro se il carro era di amministrazione privata.

La numerazione che seguiva la lettera principale era compresa fra i seguenti intervalli:

Carri Q: da 700000 a 799999; da 7700000 a 7799999; da 070000 a 079999

a seconda che fossero della rete FS, o carri pervenuti all’Italia a seguito della prima guerra mondiale (bottino di guerra, avevano un numero di sette cifre che iniziava con 7) o i carri confiscati all’inizio della guerra che avevano un numero di sei cifre ed iniziavano sempre per 0.

I primi carri a bilico tipo Q delle FS a scartamento normale.

Ovviamente i carri a bilico di nuova produzione potevano presentare differenze evidenti sia nelle dimensioni che nella struttura in confronto a quelli provenienti dalle reti preunitarie, Le immagini che seguono ne danno un esempio:

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Disegno di un Carro a bilco tipo Q (dal 1909)
Carro serie Lc (ex Q) – anno 1909 – Fonte: FS – I nostri carri per le vostre merci – Edizione Gennaio 1972

I carri tipo Q delle FS nel secondo dopoguerra.

In una pubblicazione delle FS vengono esaminate le riparazioni e le trasformazioni di veicoli affidate all’industria privata in quattro esercizi, tra i quali anche quello del 1938-39 .

Documentazione relativa alla modifica di carri aperti tipo P in carri con bilico tipo Q.
Fonte: MINISTERO DEI TRASPORTI – FERROVIE DELLO STATO – RELAZIONE PER GLI ANNI FINANZIARI 1945-46 – 1946-47 · 1947-48 · 1948-49 volume I

La nota (2) relativa a 19095 carri indica che 50 carri pianali serie P sono stati modificati in carri con bilico serie Q.

Ovviamente il progresso ha proseguito la sua strada e le ultime versioni del carro Q differiscono sensibilmente dai loro predecessori:

I carri ferroviari con bilico nel modellismo.

Poiché si tratta di un tipo di carro che attira l’attenzione, è logico che i produttori di modelli ferroviari ne abbianoo costruito varie versioni. Di seguito alcuni esempi, la maggior parte dei quali risalenti a vecchie produzioni:

I

Da notare che i carri della Alpen Modell riproducono molto fedelmente i carri pianale con bilico tipo Q del 1905-06-08.

La costruzione di una coppia di carri a bilico tipo Q delle FS.

La cessata ditta WALSCHAERT produsse, oltre a vari carri cisterna e carri aperti a bordi alti ( “L 4 440″ ed “Elm“) e bassi, anche il carro a bilico tipo Q delle FS. Tra i carri a bordi bassi era presente nella produzione WALSCHAERT anche il carro di tipo P. Alcuni di questi, tramite una modifica strutturale, furono trasformati in carri di tipo Q (come evidenziato precedentemente nella documentazione del Ministero dei Trasporti) e il modello propone proprio quel tipo.

Confezione WALSCHAERT - Coppia di carri con bilico FS tipo Q.
Confezione WALSCHAERT – Coppia di carri Q – Pianale e costituenti del telaio. Foto dell’autore.

Da notare l’accuratezza della documentazione relativa ai carri prodotti, con i riferimenti alle tavole delle FS. Però occorre considerare che spesso i carri subivano modifiche nel corso della loro vita.

Il telaio del carro con bilico tipo Q.

Il pianale e il bilico sono in lega metallica e il resto in plastica. Ciò può essere fonte di problemi, in quanto la lastra di metallo ha tolleranze maggiori di quelle dei particolari plastici. La prima cosa da fare è quindi limare le eccedenze della piastra di metallo fino a pareggiare le dimensioni della struttura plastica:

Al controllo con il calibro, la lunghezza della piastra metallica risulta compresa fra 90.2 mm e 91.2 mm; il corpo centrale in plastica del telaio ha minore variabilità: da 90,3 mm a 90,5 mm. Naturalmente, se si trascura questo particolare, si potrebbe verificare il fatto che i respingenti potrebbero non essere orizzontali e le sponde potrebbero presentare fessure eccessive.

La costruzione del telaio.

Costruttivamente, la parte centrale del telaio si appoggia sulla parte inferiore del pianale di metallo, il quale presenta due guide per mantenere le giuste distanze. Si uniscono le parti laterali del telaio, quelle con i parasala, al corpo centrale:

Si fissa il tutto saldamente su una superficie perfettamente piana e s’incolla con adesivo per polistirene.

Quando l’incollaggio è completato, bisogna controllare la larghezza della piasta metallica relativamente ai supporti laterali. Questi presentano una sezione a L e hanno dimensioni veramente piccole:

Estremità del telaio del carro tipo Q.
Estremità del telaio. – Foto dell’autore

Con la lima e la carta vetrata si adeguano le misure del pianale metallico a quelle del telaio di plastica, sia in lunghezza che in larghezza.

Quando le misure corrispondono, si riposiziona il telaio sul pianale e s’incollano le testate con i respingenti:

Telaio di un carro tipo Q.
Telaio completato con le testate – Foto dell’autore.

I dispositivi per l’aggancio corto.

A questo punto s’inseriscono i portaganci nel glifo del meccanismo per l’aggancio ravvicinato, si mettono i coperchietti, si capovolge il telaio e s’inseriscono i ganci e la molla per tenerli in tensione:

Il prossimo stadio riguarda la pittura del pianale; superiormente il tavolato era dipinto con la cosiddetta “tinta comune”, un bruno-rossastro-marron. risultante dalla miscela di tutti gli avanzi di colore a disposizione dell’officina di revisione. Si può fare lo stesso anche nella parte inferiore del pianale, oppure si può utilizzare il nero opaco. Occorre lasciare privi di colore i punti nei quali avverrà l’incollaggio del pianale sul telaio; alternativamente si può dipingere a incollaggio avvenuto.

Questo è stato effettuato con epossidica bicomponente, data con la punta di un stuzzicadente nei punti di contatto metallo-plastica. E’ importante assicurare il contatto delle parti lungo l’intero perimetro. Dalle foto seguenti si può apprezzare la finezza dei bordi del telaio:

Le sponde del carro FS con bilico tipo Q.

Le sponde devono essere incollate sui bordi del telaio, a filo del pianale. Essendo la superficie d’incollaggio esigua, occorre depositare piccole quantità e procedere cautamente per un primo incollaggio. Quando il collante ha iniziato a far effetto, si possono correggere eventuali piccoli errori di posizionamento. Le sponde laterali possono anche essere preparate in posizione aperta, come vedremo successivamente. Si possono inserire i respingenti.

Pittura e marcatura del carro FS tipo Q.

Ormai il più è fatto. Dopo un lavaggio sgrassante (va benissimo il detersivo per piatti) e una mano di primer, si dipingono le sponde in rosso vagone mentre ruote, gambi dei respingenti, parasala, balestre, boccole, ganci e reticella portadocumenti vanno in nero opaco. Il bilico e il suo supporto sono pure in nero opaco, così come le guide di scorrimento delle rotelle di sostegno.

Per le marcature si utilizzano le decals del produttore. Poichè lo spazio a disposizione sulle sponde e sul telaio è abbastanza risicato, è opportuno sezionare anche le decals medesime, con una lama affilatissima tenuta parallela alla venatura del legno:

Per un risultato ottimale risultano utili le soluzioni che agevolano la deposizione e il fissaggio delle decals. Quando le superfici sono ben asciutte, si passa una mano di trasparente opaco per eliminare l’effetto lucido della pellicola:

Il carro bilico tipo Q con la marcatura delle FS.
Marcatura del carro Q- – Foto dell’autore.

E’ consigliabile usare diverse tonalità di colore, specialmente sul pianale, per minimizzare l’eccessiva uniformità tipica delle ferrovie modello:

Coppia di carri FS tipo Q vista dall'alto.
La coppia di carri Q pronta per ricevere le catene di fissaggio. – Foto dell’autore.

Le catenelle sono fissate agli uncini mediante un filo di rame; il tutto poi è dipinto in nero opaco/ruggine.

Carro FS tipo Q.
Il carro FS tipo Q con tutte le sponde alzate. – Foto dell’autore.
Carro FS tipo Q con sponda abbassata.
Il carro FS tipo Q con una sponda abbassata – Foto dell’autore.
Carro FS tipo Q.
Carro FS tipo Q con sponda abbassata.
I due carri a bilico tipo Q. – Tutte foto dell’autore.
Convoglio di carri tipo Q.
Un minuscolo convoglio di carri Q. – Foto dell’autore.

Il carico per i carri a bilico.

Ovviamente questi carri sono stati progettati e utilizzati per il trasporto di oggetti di notevole lunghezza: tavole di legno, tronchi, tubi, travi metalliche o di cemento, eccetera. Il primo tentativo è un carico di travi di legname: esso richiede qualche accorgimento, come i traversini per ogni strato e le reggette (di cartoncino nero sottile) ed è esteticamente gradevole:

L’intero blocco è messo in posizione sui bilici e le catene sono fissate ai ganci:

Il carico di tavole di legno è posto su due carri a bilico tipo Q.
Il carico è sistemato su una coppia di carri a bilico. – Foto dell’autore.

Ovviamente si possono mettere insieme più carri per costituire un convoglio di notevole effetto, come pure cercare carichi alternativi come i tubi di metallo o cemento. Un carico molto interessante può essere quello di tubi o pali di cemento affusolati, che devono essere supportati in maniera opportuna in quanto fragili:

Carico di pali di cemento per carri a bilico tipo Q.
Carico di pali di cemento a sezione variabile su due carri a bilico. – “Ingegneria Ferroviaria” fine anni ’40

Una buona idea per un futuro lavoro…

di Rodolfo B. – 2 luglio 2022